L’European Accessibility Act (EAA) è una direttiva dell’Unione Europea che mira a garantire l’accessibilità di prodotti e servizi alle persone con disabilità; a queste ultime il programma prevede di consentire un accesso più equo ai prodotti e servizi principali, non ultimi, per quanto attiene al comparto culturale, i libri digitali e gli strumenti per fruirne.
L’EAA è stata approvata nel 2019 e gli Stati membri dell’UE hanno avuto mandato di recepirla nella loro legislazione nazionale entro il 2022, con una data limite per l’applicazione prevista nel 2025.
Il programma dell’European Accessibility Act
L’EAA intende portare in evidenza attivando soluzioni il problema dell’accessibilità all’interno di imprese e organizzazioni, indipendentemente dalle loro dimensioni.
Dando per scontato l’atto di maneggiare con scioltezza dispositivi mobili, computer e affini, si ignora il fatto che per 135 milioni di persone con disabilità presenti nell’Unione Europea (UE) (i numeri sono pubblicati dalla rivista scientifica “The Lancet Regional Health Europe”) l’accesso a questi strumenti rappresenta una sfida notevole a causa delle svariate barriere che si trovano ad affrontare.
L’European Accessibility Act (EAA) ha lo scopo di indicare la strada per colmare i divari in termini di accessibilità e risolvere il problema dell’emarginazione delle persone con disabilità.
Ma in cosa consistono esattamente i fondamentali standard europei di accessibilità ai prodotti digitali? E ancor più importante: le aziende sono pronte ad affrontare i cambiamenti che si profilano all’orizzonte? Giugno 2025 è vicino…è tempo di sciogliere nodi e tirare le fila.
Precisazioni sull’EAA (European Accessibility Act) e sul concetto di accessibilità
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) calcola che 1,3 miliardi di persone (il 16% della popolazione globale) vive con una qualche forma di disabilità. Ci si può riferire a condizioni come il daltonismo, limitazioni fisiche della mobilità e disabilità associate all’invecchiamento.
Ciononostante, l’accessibilità non riguarda esclusivamente chi vive con una disabilità; le “prove situazionali”, come il tentativo di usare uno smartphone sotto la luce diretta del sole, sono comuni a molti.
Quando si discute dell’accessibilità dei siti web, ci si può riferire al concetto di “design inclusivo”. L’intrattenimento, l’apprendimento, la gestione delle finanze personali, la ricerca di lavoro e la prenotazione delle visite mediche avvengono ormai tutte online. Per questo è vitale assicurarsi che i servizi digitali siano accessibili, al fine di prevenire l’emarginazione degli individui e la creazione di disparità sociali.
Il design inclusivo implica anche una nuova prospettiva: il design accessibile è finalizzato al risultato finale, il design inclusivo pone le basi sull’approccio iniziale e quindi sul processo creativo, nella convinzione che un design “di ampie vedute” possa abbracciare le esigenze di chi ha una disabilità come quelle di qualunque altro utente. Il design inclusivo tiene conto delle diversità “persistenti” insieme alle “diverse abilità” di circostanza.
Un esempio: si opta per l’uso di sottotitoli su un video presente su Internet; ne avrà evidentemente vantaggio una persona con sordità, ma anche una persona che non vuole far rumore ed è senza auricolari, una che sta studiando…
La scelta dei sottotitoli, una scelta di accessibilità, favorisce la situazione di disabilità e nello stesso modo quella di fruizioni condizionate da una specifica situazione.
Venendo nel dettaglio dei prodotti digitali, è evidente quanto l’EAA possa comportare importanti implicazioni, prime fra tutte quelle sui libri digitali.